By Borissa on 01/12/2016
[CINELAB] 5 dicembre, 21h00: proiezione “Elegia di un viaggio ” (Elegiya dorogi) di Alexsandr Sokurov (2001, 48min.)
Elegia di un viaggio o Elegia del viaggio (Elegiya dorogi) è un film mediometraggio del 2001 scritto e diretto da Aleksandr Sokurov. È stato presentato al Festival di Venezia nel 2001, e in seguito al Festival di Rotterdam. Nel 2003 è stato trasmesso dalla TV italiana nella trasmissione Fuori orario. Cose (mai) viste, con il titolo di Elegia della traversata.
Per certi aspetti il film anticipa il successivo Arca russa. Entrambi i film, infatti, mostrano un viaggio onirico visto dagli occhi del protagonista, del quale sentiamo la voce che commenta, e in entrambi i film si “esplora” un museo, le cui opere vengono riprese e commentate.
l film è la trasposizione di un sogno: per quasi tutta la durata vediamo con gli occhi del protagonista, mentre in alcune scene lo vediamo di schiena. Egli si viene a trovare in diversi ambienti e situazioni, e sentiamo la sua voce che commenta e riflette su ciò che accade.
Inizialmente ci si trova in un ambiente invernale, poi in una chiesa dove avviene un battesimo, in seguito su una nave. Poi il protagonista incontra in un bar un uomo che gli racconta una sua esperienza e gli parla del suo modo di vedere la vita. Infine ci si ritrova in un edificio vuoto e buio ai cui muri sono appesi dei quadri: osservandoli, il nostro uomo fa riflessioni sull’arte, sulla vita, e sul passare del tempo.
La parte finale del film è stata girata nel museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam. Si vedono quadri di diversi pittori olandesi o fiamminghi come Pieter Jansz Saenredam, Hercules Seghers, Andreas Schelfhout, Vincent van Gogh, Adam Willaerts, Pieter Bruegel il Vecchio, Charles Leickert.
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By Borissa on 23/11/2016
“Stop the pounding heart” di Roberto Minervini (98min, Italia, 2013)
Sara ha pochi anni e tanti fratelli educati in casa da mamma e papà, allevatori di capre in Texas. Figlia maggiore dei Carlson, Sara conduce una vita serena accudendo gli animali della fattoria, collaborando all’economia domestica e all’educazione dei suoi fratellini. La sua giovane vita è scandita dalle preghiere e dalla lettura della Bibbia, che commenta e argomenta con la madre e le sorelle. L’incontro con Colby Trichell, allevatore di tori e cowboy senza sella, turba la sua esistenza ordinata precipitandola in una crisi profonda. A scompigliarla è un sentimento nuovo che la conduce frequentemente davanti al recinto e al sorriso accogliente di Colby. Ma un giorno nel suo ranch, Sara scopre una coetanea più intraprendente e il suo cuore si ferma. Rifugiatasi nell’imperturbabilità bucolica del suo mondo, diventerà più grande attendendo il domani dentro un abito bianco.
Come nei migliori romanzi di formazione, Stop the Pounding Heart segue l’evoluzione della sua protagonista verso l’età adulta e dentro l’America rurale, che ‘coltiva’ un sentimento religioso e conservatore. Inchiodata a una realtà arcadica, che la madre predica e il genitore ‘recinta’, la giovane protagonista non sembra conoscere la fragile pesantezza dell’essere, seguendo una decisa traiettoria e una vita già scritta che ne ha fatto una buona cristiana. È a questo punto che Roberto Minervini, autore marchigiano ‘emigrato’ negli States, inserisce Colby Trichell, local cowboy ed espediente drammaturgico, che interromperà l’inerzia emotiva di Sara confondendo i confini e tutte le nozioni fino a quel momento apprese. L’amore diventa l’ineluttabile punto di fuga della protagonista che interpreta se stessa, emergendo da una favola pastorale da cui è escluso il mondo. Immerso in una natura malickiana, muta e osservatrice, Stop the Pounding Heart racconta un sentimento intenso, quanto più casto e silente, che non ha bisogno di dialoghi per dirsi. Perché Minervini scava nei volti auscultando i ‘battiti del cuore’ di Sara, calata in un rituale quotidiano che parla solo la parola di Dio. Lo sguardo del regista si allarga alla famiglia e alla comunità rurale texana che prega, spara e cavalca tori senza domarne mai la resistenza. E indomita è pure la natura umana che cede alla gelosia e al desiderio in un film ‘incurante’ del presente e concentrato sul passato remoto dell’entroterra.
Stop the Pounding Heart però è un passo avanti col suo silenzio da film muto che si dipana, all’interno delle sequenze, tra i primi piani e le aperture sul paesaggio. Al suo terzo lungometraggio, Roberto Minervini avvicina l’ordine sociale e familiare dei Carlson per ‘registrare’ la realtà, o meglio una precisa e morale visione di essa, senza nessuna preoccupazione didascalica. Sulla limpida voce della natura, che ‘richiama’ nella foresta la protagonista, fluttua impalpabile il suo volto, in cui un vissuto e una cultura si esplicano in modo diretto. Sull’impossibilità di tradurre la sua inquietudine in amore, si interrompe invece il film e decide il suo destino di donna.
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By Borissa on 16/11/2016
21 novembre, 21h00
proiezione di
“Hundstage – Canicola”
di Ulrich Seidl
Un fine settimana nel periodo più caldo dell’anno. Nella periferia di Vienna, in una serie di villette tutte uguali, alcune persone cercano di difendersi come possono dalla canicola. Anna passa il tempo nei parcheggi dei supermercati, fa l’autostop e all’occasionale guidatore/guidatrice comincia a fare l’elenco delle dieci malattie più frequenti, e altre simili classifiche. Finisce sempre con l’irritata reazione dell’automobilista. Il sig. Hurby é in giro per cercare di vendere sistemi d’allarme. Passa il tempo in macchina, suona alle porte, si vede incaricato di indagare su alcuni atti di vandalismo alle macchine del quartiere. Anche lui fa salire Anna, e la consegna come colpevole dei vandalismi. Claudia, giovane ed elegante, si incontra con il fidanzato Mario, appassionato di macchine. Dopo un po’ lui è preso da attacchi di gelosia, allora urla, insulta e picchia la ragazza. Il Greco e sua moglie sono separati ma continuano a vivere nello stesso appartamento. Si ignorano, aspettando che l’altro vada via. Ma quando la moglie porta in casa un amante, la rabbia del marito esplode. Walter, ingegnere in pensione, ama il suo cane ed é molto scrupoloso nelle cose quotidiane: controlla la spesa, la pulizia di casa, i rumori del vicinato. Essendo la ricorrenza delle nozze d’oro, in ricordo della moglie defunta, fa restare la anziana domestica, che alla fine della giornata si esibisce per lui in uno spogliarello. Poi esce e scopre che il suo cane è stato avvelenato. Una maestra si depila davanti allo specchio, si trucca, si fa bella. Quando arriva Wickerl, il suo amante più giovane di venti anni, con lui c’è un amico. La serata va avanti tra canzoni e giochi sempre più rischiosi. La birra scorre, ma alcool e sesso finiscono per prevalere. Il giovane prende il sopravvento, legando Wickerl e costringendo la donna ad umilianti prestazioni erotiche e verbali. Nella notte alla periferia della città, si scorgono le figure di persone anonime sui terrazzi.
- DATA USCITA: 16 novembre 2001
- GENERE: Drammatico
- ANNO: 2001
- REGIA: Ulrich Seidl
- ATTORI: Maria Hofstätter, Alfred Mrva, Erich Finsches, Gerti Lehner, Franziska Weiss, Rene’ Wanko, Claudia Martini, Victor Rathbone, Christian Bakonyi, Christine Jirku, Victor Hennemann, Georg Friedrich
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By Borissa on 13/11/2016
[CINELAB] 14 novembre, ore 21.00 The Postman’s White Nights (Belye noči počtal’ona Alekseja Trjapicyna) di Andrej Koncalovskij (Russia, 2014, 90 minuti)
Leone d’Argento (Premio speciale per la regia) alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, verrà proiettato in lingua originale con sottotitoli in inglese!
Il postino Lyokha è l’unico tramite tra il villaggio di Kenozero e il resto della civiltà. Oltre a recapitare la posta, aiuta i pochi abitanti rimasti nelle loro mansioni quotidiane.
Forse il vero film del ritorno a casa per Andrei Konchalovsky, dopo una parentesi hollywoodiana che lo portò a un cult indiscusso come A trenta secondi dalla fine. Come dopo un lungo immaginario esilio, Konchalovsky ritrova una Russia dissestata, divisa, smarrita, e sceglie l’esistenza iterativa e anacronistica di Kenozero, un villaggio sperduto nel remoto Nord, dalle parti di Arcangelo, per rappresentare al meglio questo stato d’animo. Ma non solo. Mescolando le carte tra documentario e finzione, il regista occulta agli attori le videocamere digitali e sceglie un cast composto quasi completamente da non professionisti (l’eccezione più significativa è costituita dal personaggio di Irina), che interpretano se stessi: il postino è l’effettivo postino del villaggio, così come il pescatore è il pescatore.
In un paesaggio straordinario per scorci suggestivi e paesaggi memorabili, Konchalovsky può così calarsi e calarci completamente in un’atmosfera fiabesca, dai risvolti quasi metafisici. La macchina da presa accompagna il postino durante la sua routine quotidiana, in cui non mancano le sorprese e i misteri – come l’incontro, vero o presunto, con l’invisibile spirito dell’acqua, ritratto con un magistrale gioco di specchi e ribaltamenti tra bosco e lago – mentre nelle notti insonni, bianche perché illuminate da sinistri giochi di luce, Lyokha si convince di vedere un gatto Blu di Russia, frutto della sua fantasia. Il rigore narrativo di Cechov, l’inesplicabile magia naturalista di Gogol’ si mescolano alla nostalgia tarkovskijana, che si manifesta sorprendentemente anche attraverso i canti dell’epoca sovietica, mai come qui rivisti in un’accezione positiva (o quantomeno dubitativa). Suggestioni forse calcolate, ma che sortiscono l’effetto sperato di escapismo dello spettatore e di riflessione su un mondo in via di estinzione, attraversato dai sommovimenti della storia ma mai sconvolto da essi.
Mentre la Madre Russia avanza, nel tentativo forse velleitario di riconquistare il ruolo perduto, il villaggio di Kenozero resta ciò che è sempre stato, solo ogni giorno più vecchio, ogni giorno meno abitato. Un declino inarrestabile che caratterizza le ultime sacche di resistenza a un progresso e a un’occidentalizzazione che hanno fagocitato la natura autentica della sterminata “provincia” che fu dello zar prima e dei soviet poi.
Anteprima nazionale: 5 settembre 2014
Regista: Andrej Končalovskij
Musica composta da: Eduard Artemyev
Cast: Irina Ermolova, Aleksey Tryapitsyn, Timur Bondarenko, Valentina Ananina, Aleksey Molchanov, Viktor Babich
Nomine: Leone d’oro, Gran premio della giuria, altri
Premi: Golden Eagle Award for Best Screenplay, Leone d’argento per la migliore regia
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